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Walk_In Life

se non si incontrano ostacoli, vuol dire che è la strada sbagliata.

Wikipedia e il Diritto di Essere Attrito

Nel 2003 l’intero territorio italiano rimase per ore al buio perché un albero cadde sui cavi della linea elettrica tranciandoli di netto. Dal 4 al 6 ottobre 2011 la più importante enciclopedia libera del web oscura le sue pagine in Italiano per far capire cosa significa tranciare di netto la libertà d’espressione e di informazione , limitando di fatto il diritto ad “un sapere libero e neutrale”. Un blackout causato dal Ddl presentato nel giugno del 2009 dall’allora ministro della giustizia Angelino Alfano in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali ribattezzato “legge bavaglio”. Wikipedia chiama e il popolo del web risponde; centinaia di migliaia sono le persone che hanno sostenuto l’iniziativa dell’enciclopedia più popolare del web per protestare contro una norma del Ddl Alfano che prevede l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine, lesività la cui valutazione non è rimessa ad un giudice ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato. “ tale limitazione” sottolineano gli utenti di Wikipedia “snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.”

Ma cos'è che spaventa realmente dei siti di informazione libera? Perchè se un a legge  dichiaratamente agisce a tutela del bene giuridico “dell'onore” si parla di limitazione alla libertà d'espressione? I blog sono, di fatto, mezzi attraverso i quali singoli utenti o gruppi di persone esprimono liberamente e senza vincoli le proprie opinioni su i più svariati argomenti. Il fatto che  da uno strumento così potente possano nascere degli abusi è possibile, ma è anche vero che il nostro diritto mette a disposizione del cittadino strumenti altrettanto potenti per difendere il proprio onore e la propria dignità qualora questi vengano violati; il nostro codice penale definisce esplicitamente le condizioni in cui sono riscontrabili tali violazioni e indica espressamente la strada da seguire per ripristinare lo “status quo ante”. Cosa dice invece l'art 3, comma 29 del famigerato Ddl Alfano?  per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”. Ma quando c'è violazione? Chi è chiamato ad accertare la fondatezza della richiesta di danneggiamento? La necessità di porre dei vincoli legislativi a blog e più in generale a siti di informazione “libera” nasconde il timore di non poter controllare e gestire , non il mezzo, quanto l'informazione stessa. Libertà non significa anarchia; non è detto che se non c'è un direttore responsabile su cui far ricadere la responsabilità penale o un editore cui attribuire quella civile, il cittadino si troverà a lottare senza armi in una guerra che non esiste. Qualcuno un tempo disse “ la mia libertà finisce dove inizia la vostra”. Autoregolamentazione.

Il Ddl intercettazioni è un a legge che per molti versi occulta i fatti agli occhi dei cittadini e annichilisce chi i fatti dovrebbe raccontarli, i giornalisti. Con questa legge è fatto divieto di pubblicare il contenuto delle intercettazioni , importante strumento di indagine per la maggior parte dei crimini, è fatto divieto dunque di diffondere tutte quelle informazioni che permettono alla gente di sapere, capire, reagire. Si punta a rendere l’informazione una superficie liscia su cui far scivolare lo sguardo e allora si può scegliere se identificarsi in una società che si abbandona al fluire degli eventi oppure essere l’attrito che si oppone al moto. Ad oggi sono molte le iniziative promosse per rivendicare quel diritto sancito anche dalla nostra costituzione “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e che “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” Ma in fondo perché ai cittadini dovrebbe interessare se la propria classe dirigente è corrotta, se chi ha il compito di operare per il bene comune è in realtà ricattabile. Che succede se poi con poche parole viene cancellato un importante articolo contenuto in una legge del 91 voluta dal giudice falcone? L’articolo in questione è quello che consentiva "per i delitti di criminalità organizzata", di disporre intercettazioni o mettere microspie sulla base di "sufficienti indizi" per il tempo necessario alle indagini. Ma se “criminalità organizzata” diventa “mafia” e sufficienti indizi” diventano “ gravi indizi” ecco che la strada si complica, la giustizia si inceppa e il sistema collassa. Ancora una volta siamo chiamati a difendere uno dei diritti fondamentali all’autodeterminazione dell’uomo, la libertà, di pensare, di sapere, di “essere attrito”.

                                                                                                                                                             Maria Grazia Biscotti
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