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Walk_In Life

se non si incontrano ostacoli, vuol dire che è la strada sbagliata.

Modernità e Non Luoghi

Un viaggiatore solitario, una stazione di un anonimo paesino di provincia in cui il tempo sembra essersi fermato e la sensazione di ritrovarsi in quel luogo transitorio, crocevia di mille storie, mille vite, per errore. Inizia così uno dei racconti di Italo Calvino contenuti nel libro Se una notte d'inverno un viaggiatore. La stazione di Calvino è la stazione moderna, è uno di quei luoghi in cui la modernità riflette tutta se stessa con la sua tendenza al provvisorio, allo stereotipato, all'anonimato; un "non-luogo" come più tardi lo definirà Marc Augè, etnologo e antropologo francese. Ma cos'è un non-luogo? È uno spazio privo di identità, in cui non vi è traccia di relazioni sociali né di un passato condiviso, e dove il presente è eterno e non muta, non si evolve. Le stazioni, gli aeroporti, i centri commerciali, i metrò, spazi utilizzati per usi molteplici ma di cui nessuno rivendica l'appartenenza, dove non c'è spazio per l'individuo e non c'è tempo per fermarsi a riflettere, per relazionarsi con l'altro, sono tutti non-luoghi in cui la frenesia dell'epoca moderna, negazione delle agorà, delle piazze “reali” centro nevralgico delle città, privilegia la massa indistinta, il consumismo veloce, ci si sfiora, ci si specchia l'uno negli altri per un momento per poi scomparire nuovamente. Oggi più che mai architetti e designer di tutto il mondo guardano studiano questi non-luoghi cercando di trasformarli in luoghi antropologici, dove incontrarsi, riconoscersi e perchè no, lasciare traccia di un pensiero, una riflessione, prima di proseguire solitari verso altre stazioni di anonimi paesini di provincia in cui il tempo sembra essersi fermato.
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